Trasformazione digitale al Museo dello Sportsystem!

Antonio ci racconta l’importanza del progetto sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con CESVI. Leggi la sua storia «L’identità di un territorio in una forma di legno».

Mi chiamo Antonio Forcolin, ho 75 anni e vivo a Roncade, vicino a Treviso. Nella mia vita mi sono occupato di Informatica e Logistica ma ho avuto modo di occuparmi anche di Controllo di gestione e, negli ultimi anni di lavoro, anche di gestione Negozi Retail.

Dopo alcune esperienze in altre aziende come programmatore e poi come consulente informatico, nel 1983 ho accettato una proposta di lavoro in Nordica, azienda dello Sportsystem già all’epoca all’avanguardia nella produzione di scarponi da sci. È stata una grande fortuna perché mi sono trovato in un ambiente incredibilmente effervescente e aperto al cambiamento.

Negli anni ’80 l’azienda era di proprietà dai fratelli Titta e Franco Vaccari che avevano dato all’azienda una sana impronta manageriale. Mi diedero da subito fiducia e in poco tempo sfruttai le mie competenze informatiche per raccogliere ed elaborare dati, mettendoli a disposizione dei colleghi per prendere decisioni strategiche e per automatizzare la raccolta ordini e i cicli produttivo e di spedizione… erano tempi in cui i PC erano appena entrati nelle aziende come strumenti di gestione. 

Le aziende sono fatte dalle persone, e Titta e Franco riuscirono a raccogliere intorno a loro un gruppo di persone affiatate, appassionate, curiose, pronte a sperimentare e fare cose nuove.

Nel 1987 abbiamo utilizzato il nuovo software IBM CATIA della Dassault Systèmes, usato in Francia per progettare gli aerei ultraveloci, per mappare il maschio e la femmina di uno scafo di scarpone da sci. Alla fine dei primi lavori, abbiamo testato la forgiatura della superfice di scafo: dato che si doveva usare un tornio a controllo numerico e non volevamo sorprese… l’abbiamo provato su un blocco di legno. 

Qualche anno dopo, ho lasciato Nordica accettando nuove sfide in aziende di altri settori, ma non ho mai più ritrovato da nessuna parte quell’energia propulsiva che ho vissuto in quegli anni: ho avuto modo di lavorare con un bellissimo gruppo di persone con cui tutt’ora, a distanza di tanti anni, abbiamo il piacere di reincontrarci!!!!

Già negli anni 80 e 90 il distretto dello Sportsystem era un settore molto avanzato e questo progresso era dovuto alla grande apertura mentale e disponibilità a sperimentare nuove idee e nuovi processi. Le cose funzionano se le persone sono pronte a mettersi in discussione e a cambiare, uniti da un’unica visione e un’unica spinta al miglioramento.

Tramandare questo know-how, e prima ancora questa predisposizione, questa visione e questi valori, farli evolvere, sono i fattori di vera crescita. Ma non è solo una questione economica.

Io credo fermamente che la resilienza di una comunità sia strettamente legata alla sua coesione sociale, al suo senso di appartenenza e di identità.

Promuovere la memoria storica del distretto dello Sportsystem, proteggere e valorizzare il suo patrimonio materiale e immateriale, rendendolo accessibile un pubblico più ampio possibile, con particolare attenzione alle esigenze degli anziani, dei bambini, delle persone con disabilità: tutto questo ha un valore sociale e culturale inestimabile.

Oggi ho portato il mio modello in legno, che ho conservato per molti anni, per regalarlo al Museo dello Sportsystem. Mi piace pensare di poter contribuire anche io, con la mia piccola parte, alla valorizzazione di questo progetto così importante per le persone e per il territorio.

Se vuoi scoprire il programma Formula, visita forfunding.it

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