“Superare i propri confini“. La curatrice del Museo Francesca ci racconta la sua emozionante esperienza nel coordinare il progetto sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con CESVI.
“Sono Francesca, la curatrice e coordinatrice del progetto Trasformazione digitale al Museo Sportsystem.
Il mio ruolo all’interno del progetto è molto variegato, spaziando dalla ricerca alla gestione operativa delle attività. Mi occupo della pianificazione delle diverse azioni, del coordinamento del gruppo di lavoro, della rendicontazione di progetto, fino allo sviluppo di nuove relazioni e contatti. Davvero tante cose insieme! A volte mi preoccupa la gestione di attività così articolate, il dover far combaciare tempi e istanze per concretizzare in modo coerente ed efficace il nostro progetto.
Tutto questo in un contesto molto particolare: di Distretto innanzitutto, quindi teoricamente limitato, ma in realtà molto ampio per le collaborazioni e gli interessi con realtà lontane territorialmente, ma vicine nella mission e nei valori. Ecco, dunque, che nella mia quotidianità mi capita di interfacciarmi con altri Musei di storia e del design, aziende, professionisti di tutta Italia. Proprio in questi giorni, ad esempio, mi sto interfacciando con il Trento Film Festival e il Museo Nazionale della Montagna- CAI Torino, contribuendo con alcuni nostri cimeli a una mostra dedicata alla conquista del K2, avvenuta nel 1954. Questo moltiplicarsi di opportunità è fonte di grande soddisfazione, anche se spesso si scontra con le difficoltà di gestire le risorse limitate di una Fondazione privata.
Mi dà soddisfazione quando si innescano interessi e relazioni anche da semplici visite. È bello sapere che permane una memoria collettiva, pur in maniera inconsapevole, ed è proprio la conoscenza diffusa delle persone che continua a fare la storia di questo luogo. Pochi giorni fa ad esempio, durante una visita, avevo fatto cenno ad una visitatrice di un’azienda che negli anni ’30 era stata leader mondiale nella produzione delle prime suole in gomma vulcanizzate. L’azienda non aveva poi avuto fortuna, e io avevo perso le tracce della sua storia. Dopo pochi giorni, la visitatrice mi ha ricontattato, dicendomi che poteva mettermi in contatto con gli eredi. Ecco che da uno scambio di battute quasi fortuito, è scaturito un interesse e siamo riusciti a ricostruire un altro tassello di questa storia che ci appartiene profondamente.
Un altro episodio che mi ha particolarmente colpito è avvenuto pochi giorni fa. Sono stata contattata da un ex dipendente di un’azienda che ha sviluppato una calzatura insignita nel 1987 da un importante riconoscimento di design industriale. Il Museo di riferimento, infatti, nell’ambito del rinnovamento della sua esposizione permanente, non riusciva a reperire informazioni e l’azienda non aveva conservato materiale. Il progettista ha contattato la Fondazione, e noi abbiamo effettivamente verificato di avere in archivio sia la calzatura che i cataloghi. Abbiamo condiviso i materiali con il Museo e anche in questo caso sono stata davvero felice e orgogliosa di aver potuto aiutare non solo il progettista e l’azienda, ma anche l’istituzione museale.
Il progetto di rinnovamento dell’apparato espositivo del nostro Museo renderà molto più fruibile e accessibile un patrimonio ricco e peculiare. La felicità più grande è rendersi conto che stiamo lavorando affinché più persone possibili possano beneficiare del racconto di questo piccolo territorio, così unico e allo stesso tempo così rappresentativo della storia del Made in Italy, il cui valore è riconosciuto in tutto il mondo.
Questo progetto per me è una sfida non solo personale, ma anche della comunità. Proprio nel 2024 il nostro Museo compie 40 anni e dal momento della sua costituzione ad oggi, l’esposizione è stata solo parzialmente rimaneggiata. Ecco dunque che sento forte la responsabilità e la fortuna di raccogliere e concretizzare i sogni e le ambizioni di tante persone che mi hanno preceduto“.